La mediazione creditizia: il ruolo centrale nel mercato del credito
Il Mediatore Creditizio, ossia il soggetto abilitato che mette in relazione Istituti di Credito e clientela potenzialmente interessata all’accesso al credito, è una figura oramai radicata del settore, particolarmente nel segmento dei mutui. Sempre più frequentemente i clienti si rivolgono al broker, termine anglofono più comunemente conosciuto, per la sottoscrizione di un mutuo.
Non si tratta certo di una novità: i primi intemerati si sono approcciati al mercato già negli scorsi anni ’80, facendosi precursori di una figura inesistente fino a quel momento e ponendo le basi per i professionisti che operano ai giorni nostri.
Dove risiede quindi la novità se la Mediazione Creditizia esiste da circa un quarantennio? Con il decreto legislativo 141/2010 si è avuta una profonda riforma del settore, necessaria per un riordino che professionalizzasse una categoria troppo spesso al centro, lo si ammetta pacificamente, di condotte discutibili.
Riforma che, oltretutto, è arrivata in un momento in cui la nota crisi finanziaria era al suo apice, trasformandosi di fatto da una seria selezione in un quasi azzeramento. Si pensi solo che dei 110.000 ca. operatori dell’epoca ne sopravvissero immediatamente dopo il vigoroso taglio solo 2.000 ca. e attualmente assommano a 11.000 ca. collaboratori divisi tra le diverse società. A oggi, tuttavia, il comparto gode di ottima salute principalmente per due fattori: in primis l’affermazione di internet, che permettendo ai clienti di operare da remoto (oggi il 65%) ha reso antieconomico il mantenimento delle filiali bancarie. E per logica conseguenza si è assistito a dismissioni degli uffici locali da parte degli Istituti di Credito: erano 34.000 nel 2008, oggi 25.000 e per il 2022 l’ABI comunica un ulteriore ridimensionamento a 23.000.
Il rischio percepito era che in ottica di risparmio le Banche potessero pure dismettere alcuni loro asset, uno su tutti il settore dei mutui, anche in virtù di norme europee più stringenti che hanno posto l’obbligo per le Banche stesse di accantonare riserve a tutela del credito, rendendo ancor più onerosa la loro erogazione. Fortunatamente l’andamento del mercato ha dato torto agli osservatori più pessimisti del periodo, situazione certificata da un accurato studio di fine 2019 svolto da Nomisma (ottimamente sintetizzato dal sito Simplybiz. it), prestigiosa società di consulenza, per conto di F.I.M.A.A. ITALIA. Sono numeri che indicano non solo un’alta professionalizzazione degli operatori, ma anche e soprattutto un grande margine di crescita. Quale quindi il secondo fattore di sviluppo della Mediazione Creditizia? Per rispondere è necessario basarsi su quanto segue. Il primo dato è eclatante: ben l’82% di chi si è rivolto a un broker ha dichiarato di essere soddisfatto del servizio, il 65% addirittura valutando ottimale la prestazione del consulente.
Per contraltare solo il 29% del campione intervistato era a conoscenza dell’esistenza di un Mediatore (ecco un es. degli spazi di crescita cui si è accennato sopra), ma il 76% ha affermato comunque di volersi rivolgere ad un consulente per la prossima richiesta di mutuo. Tra gli stessi, le motivazioni che li hanno animati risiedono per il 28% nel supporto consulenziale offerto fino alla stipula, il 22% per le condizioni più vantaggiose, il 20% per la semplificazione dell’iter.
Di più: il 24% attribuisce il merito di aver ottenuto l’intero importo grazie al broker. In un’epoca in cui gli acquisti finanziati da mutui al 100% del prezzo/ casa rappresentano circa il 25% dell’attività degli Agenti Immobiliari, capiamo bene quale valore strategico assuma l’efficacia descritta.
Il 72% degli intervistati riferisce inoltre che suggerirà l’utilizzo di un Mediatore ad amici/parenti e ben il 47% ritiene che l’esperienza con il consulente sia stata più soddisfacente rispetto alla precedente con il proprio Istituto di credito, mentre il 67% asserisce di aver valutato congrue le commissioni pagate. Aggiungiamo che solo il 10% degli intervistati si è rivolto di propria sponte a una società di Mediazione, contro il 48% che è partito dalla propria filiale, il 15% dai principali altri Istituti di Credito e il 13% si è rivolto a siti comparatori. Significa che i Promotori Creditizi hanno saputo ricavarsi spazio ulteriore, andando oltre le attese iniziali e soprattutto evidenzia una volta di più che potenzialmente gli spazi di crescita sono ancora molto ampi.
A questo va sommato un dato che non riguarda la platea dei consumatori ma le Banche stesse che si avvalgono delle reti di Mediazione: paragonando i clienti provenienti dalle filiali a quelli dai Mediatori Creditizi, informano che i primi hanno un tasso di sofferenza pari al 2% circa, mentre i secondi intorno allo 0,66% (campione di tre province lombarde altamente rappresentativo, terzo trimestre del 2019). Un ottimo risultato per professionisti che all’alba del 2011 erano considerati in via di estinzione.
L’ultimo dato aggregato con i precedenti risponde al quesito rimasto precedentemente irrisolto (quale il secondo fattore decisivo per la rinascita della professione).
Lo si è dimostrato: la professionalità e la competenza messe in campo hanno permesso la crescita del settore, consentendo quindi agli Istituti di Credito di poter trasferire sempre più in outsourcing il reperimento di clientela adeguata per i mutui ottimizzando i costi.
Concludiamo auspicando che le linee tracciate ad oggi siano da stimolo per il Promotore Creditizio del futuro e invitando la categoria a rendersi più permeabile al mondo dei partner naturali Agenti Immobiliari, perché un mercato si può dire sano solo se sostenuto da figure altamente specializzate e qualificate. Proprio come il protagonista di questa storia di successo così rara in Italia, il Mediatore Creditizio.
Marco Mangano
Commissione Interna
F.I.M.A.A. Como